I 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi. Significato psicologico, Interpretazione e Significato.
Di fronte al trionfo del Dolore e della Pestilenza,
ogni vivente volge gli occhi in su
ed aspetta una risposta
altrove.
La vita corre,
non c'è più tempo
per interrogarsi sul significato dell’esistere
e l'Orologio del Tempo scandisce gli ultimi istanti
senza annunciare i rintocchi finali.
Raramente avvertiamo il soffio
della presenza dell’invisibile Morte,
venuta per strapparci
il più caro degli umani affetti
e riportarlo nell'abisso del Nulla.
A malapena, riusciamo ad intravedere,
una falce insanguinata ed arrugginita,
silenziosa e nascosta da una fitta nebbia,
tra vapori di zolfo
esalati da una terra calda
nell'umidità della notte opprimente.
Di fronte all’ineluttabile di un evento
così improvviso e doloroso;
ci coglie il rammarico di avere perso
i momenti e le occasioni più belle,
ma rimandiamo tutti,
quasi per debolezza
e paura di farci carico dell'universo
ineffabile che ci sovrasta
e ci disperdiamo così
nelle frasi fatte di sempre:
veri luoghi rassicuranti.
Quando la Morte si approssima,
guardi alle nuvole
come fosse per la prima volta
e pensi ai passaggi
degli astri nel cielo,
alle decomposizioni
e alle ricomposizioni,
alle fattezze mutevoli
del creato.
Anche gli uomini,
come le nuvole,
sono immagini passeggere
in cammino,
ma sono infinitamente più fragili,
hanno dimenticato i prodigi
delle metamorfosi degli alchimisti
e rimangono prigionieri
della morte del denso
senza riuscire ad attingere il sottile.
Solamente i cultori della Cabala
riescono a mimetizzarsi
alla terribile falce
e a costruire
la vita eterna.
Le visioni e le rappresentazioni della Morte più raccapricciante hanno da sempre costellato l'universo iconografico medioevale. La Morte trasmette paura e quindi consolida il sistema dei valori morali e religiosi su cui è fondata la società. Nei Tarocchi dunque non può mancare una visione della Morte: essa è parte integrante della vita. E i Tarocchi ne sono lo specchio.
Supponiamo di intravedere un lungo bastone insanguinato che muove una falce. La lama spunta all’improvviso e corre sull’erba come se un contadino se ne stia servendo per la sua messe. A causa della nebbia si scorge appena la vaga sagoma indistinta di colui che maneggia la falce con tanta abilità. Poi improvvisamente cade al suolo una testa d’uomo. Non si ode il respiro, né il calpestio dei passi della creatura che con la sua orribile falce recide la parte più nobile delle creature. Stranamente la testa ha un’espressione lucida e viva e gli occhi si agitano, la bocca si apre come se voglia parlare, ma non si riesce ad intendere nulla in quei suoni sconnessi, sillabati e cupi.
Da un punto di vista concettuale l’Appeso, il Numero 12, trova la sua naturale prosecuzione nella Morte del Corpo, il Numero 13.
L'intero sistema dei Tarocchi a ben vedere è consequenziale: nel senso che il susseguirsi di ogni Arcano è abbastanza coerente, segue un percorso logico, come se si trattasse di un racconto. Alla Morte corporale seguirà il superamento della stessa in virtù dell'approccio alchemico, espresso dal Numero 14.
13 = 1+2+3+4+5+6+7+8+9+10+11+12+13 = 91 = 9 + 1 = 10
Cerchiamo d’interpretare gli insegnamenti della Cabala. La Morte ha il suo “numero riflesso” nella Ruota del Divenire, nel senso che la Morte stessa è un aspetto del divenire, una forma estrema di trasformazione, legata all'imprevedibilità della Ruota, soggetta all'imponderabile del Caso. Le valenze del Numero 9 e del Numero 1 indicano che la Morte può mettere fine al girovogare dell’Eremita-filosofo e rende inutili tutte le invenzioni di cui il Mago è capace. La Morte confonde e snatura la prima serie dei Numeri: dal Numero 9 al Numero 1, nessuno escluso, senza concedere privilegi e dilazioni a nessuno.
Da un punto di vista energetico la Morte di ogni organismo vivente, sia animale, o vegetale, o minerale, è inevitabile perché l'energia si consuma e degrada naturalmente. Quindi la Morte è un dato oggettivo e quasi naturale. Ma la Morte è anche un momento di passaggio verso un'altra dimensione, verso una possibile altra forma di esistenza. A questo punto entra in azione il 'popolo degli scriventi' che sono in grado di gestire 'la Morte personale', d'indirizzarla, di darle un significato. E' chiaro che gli scriventi hanno un ampio campo di azione; essi possono influire in mille modi sulla vita dei parlanti, ma coloro che riescono a 'gestire' la Morte e tutto quanto le è connesso praticamente padroneggiano l'intero sistema Mondo. Gli scriventi da sempre - salvo qualche rara eccezione, abbastanza secondaria o marginale, quasi subito assimilata o smentita - appoggiano e costituiscono la maggiore garanzia della religione di ogni popolo, la quale si fonda su una fede in un unico Dio, creatore dei corpi e delle preziose anime, che poi veleggiano verso il Bene o la Dannazione eterni. I Tarocchi ci raccontano di una Morte originaria, ci mostrano la Morte come fatto naturale, come momento di passaggio a cui ognuno responsabilmente e con le proprie capacità deve dare il proprio contributo. 'Se sei buono andrai in Paradiso' - proclamano gli scriventi a gran voce con l'avallo dei Libri Sacri, di cui sono gli autori e gli interpreti. I Tarocchi dicono invece che bisogna elevarsi spiritualmente e crescere mentalmente per riuscire ad attraversare il guado che separa il Numero 13 dal Numero 14 e che non esiste nessun meccanismo di immortalità eguale per tutti, perché la vita eterna non è un regalo, ma una faticosa conquista a cui accedono solo pochi iniziati. Un poco come succede per la ricchezza o la bellezza che solo pochi fortunati e privilegiati riescono ad attingere. Certo è meglio diffondere idee rassicuranti e a questo scopo operano tutti gli scriventi che diffondono, con mille prove e camuffamenti, credenze di tale sorta. Noi, insieme a questi Tarocchi, siamo schierati su di un'altra sponda. Noi non apparteniamo alla casta privilegiata degli scriventi, anche se produciamo artigianalmente queste noticine virtuali e le diffondiamo attraverso strumenti tecnologici. Noi apparteniamo alla cerchia dei perseguitati, abbiamo per compagna la lampada dell'Eremita, ci è riservata la sorte dell'Appeso e il nostro Silenzio è sotto gli occhi di tutti. Gli altri nostri predecessori hanno fatto la fine di Giordano Bruno o peggio sono passati senza che nessuno registrasse le loro orme. E questi sono credo la maggioranza.
Le idee scomode possono essere oscurate, o alterate, o censurate nei modi più disparati. Un poco come è avvenuto con i Tarocchi originari, che quasi subito sono stati ridisegnati, riscritti, assimilati nel contesto dei valori religiosi da cui nel Basso Medioevo non si poteva prescindere. Il Vecchio Occultista conosceva bene la fragilità dei Libri, ma non aveva previsto l’invadenza della macchina repressiva che avrebbe cambiato anche i Tarocchi, facendo spuntare dal nulla improbabili Papesse e fatto scendere dal cielo provvidenziali fulmini divini per mettere le cose a posto. Ribadiamo questi concetti proprio all’interno dell’Arcano Numero 13 che racconta anche della Morte dell’invenzione, e dell’originalità e il trionfo del pensiero consolidato dagli 'scriventi'. La libertà è un valore virtuale, che deve essere possibile fino a quando non diventa pericolosa per l'Ordine costituito. Il Grande Inquisitore controlla, guida, esalta, emargina. E deve pure illudere che la libertà è reale. Certe idee non avranno mai grande risonanza, né mai potranno averla, perché sono troppo pericolose, perché minano le fondamenta stessa del vivere civile, di come i programmatori hanno voluto che si sviluppasse. L'Arcano Numero 13, racconta anche della Morte degli aspiranti scriventi, di coloro che non riusciranno ad avere nessuna Voce e che saranno confinati nel silenzio dell’anonimato.
Dobbiamo però anche constatare che nessuna barriera ha mai potuto arginare la circolazione delle idee che riescono a superare ogni ostacolo e riescono a diffondersi a dispetto dei controllori che vigilano.
La Morte originariamente doveva essere un evento del tutto naturale ed anche volontario, una sorta di libera scelta a cui si accedeva preparati senza traumi e senza paura.
L’uscita dell’uomo dallo Stato di Natura (altrimenti detto Paradiso Terrestre) ha snaturato anche la Morte: evento che si cerca in ogni modo di procrastinare nel tempo, illudendosi di non invecchiare mai. Il mitico Vaso di Pandora - troppo spesso dimenticato - ci dice che gli uomini sono stati puniti dagli Dei per i loro Peccati, ovvero per la loro presunzione di essere ‘il centro dell’universo’.
Dunque la Morte del Corpo non può che ricondurci al punto di partenza: all’organismo al quale siamo legati fin dalla nascita, ovvero il Corpo.
Il Numero 3 racconta del Corpo meglio di qualsiasi altro Arcano, ce ne mostra il fascino originario, prima che il Peccato lo corrompesse.
Il Corpo originariamente doveva essere molto bello e molto forte, assai distante dalla corruzione quotidiana dell’attuale livello di invecchiamento, immune dalle malattie esistenti oggi, frutto indubbio dell’uscita dallo stato di Natura.
La Morte è stata semplicemente rimossa dalle discussioni quotidiane e dall’immaginario collettivo, perché la funzione degli Scriventi è quella di occultare il ricordo originario e di indirizzare il “Popolo dei Parlanti” verso i “paradisi artificiali” propinando ogni tipo di Droghe soporifere, che nessuno oserà mai proibire e mettere in discussione.
1 < 3 = 13
La Morte insegna la cabala è un evento individuale, che riguarda ogni singola creatura ed investe la sua struttura corporea. L’approccio alla Morte dovrebbe essere un momento particolarmente importante per ogni singolo vivente, che dovrebbe gestire e programmare questo evento in maniera cosciente e responsabile. Nel corso dei tempi il momento della Morte è stato progressivamente sempre più gestito dagli ‘scriventi’ e da coloro che detenevano il potere, espropriando il singolo della naturale competenza sul proprio corpo.
La stragrande maggioranza degli uomini posti dinanzi alla Morte si affida al conforto religioso che ha elaborato appositamente il concetto di anima proprio per garantire ad ognuno una specie di immortalità acquisita per diritto divino.
1 + 12 = 13
Originariamente il Mago mette in moto un processo vitale che pare concludersi con il Sacrificio dell’individualità nel nome dei valori da salvare. La Morte corporea attende l’Appeso e soprattutto il messaggio che mette in discussione il sistema dei valori su cui si fonda il connubio tra potere politico e potere religioso.
2 + 11 = 13
Ciascuno di noi possiede un certo grado di energia originaria, di Forza interiore, che non è eterna, ma si consuma giorno dopo giorno nelle situazioni conflittuali quotidiane, nei vari dualismi che dobbiamo risolvere e questo processo porta inevitabilmente alla Morte. Ovviamente il Numero 2 diventa un indice per misurare l’approssimarsi della Morte. Quando i dualismi, in senso lato, sono maggiori, tanto più grande sarà il consumo dell’energia originaria.
3 + 10 = 13
Ogni creatura quando nasce ha di fronte a sé il suo destino individuale che si compirà con la Morte. Tale percorso è unico ed irripetibile. L’esistenza diciamo per esempio di 33 anni non é automatica e garantita per tutti, in quanto sappiamo che la Ruota può girare ora in un senso, ora in un altro.
La vita non é un diritto naturale, né un regalo di un Dio pietoso e benevolo, bensì il risultato di un impegno personale, una conquista del singolo, che viene costruita giorno dopo giorno.
Non basta essere buoni od uniformarsi in tutto e per tutto alle prescrizioni di una religione qualsiasi, per sopravvivere alla Morte. E’ indispensabile conoscere l’Occulto, ascoltare le Voci dei Tarocchi, per potenziare le proprie energie e costruire un nuovo essere.
4 + 9 = 13
La Vita scaturisce dall’unione, in varia misura, dei 4 Elementi fondamentali e fare Luce sulla natura di quella unione significa attingere l’essenza stessa della Morte intesa come un processo di trasformazione.
Il Saggio, puro di spirito, che riesce a padroneggiare le 4 Virtù Ermetiche, ossia a potenziare al massimo grado la coscienza del proprio sapere originario, a sviluppare la propria volontà di crescita morale ed intellettuale, a potenziare l’aspirazione verso obiettivi considerati impossibili che nessuno ha osato finora affrontare, a sviluppare una barriera che gli consenta di isolarsi dal contesto per seguire in maniera autonoma ed indipendente senza l’intralcio di altri il proprio obiettivo, potrà incarnare i panni dell’Eremita e illuminare con la propria luce il senso della Morte, per riuscire a ‘morire naturalmente’ compiendo una sorta di dolce morte indolore, precedendo astutamente lo sconquasso della vecchiaia e il dolore derivante dalla malattie.
5 + 8 = 13
Questa equivalenza è pure di aiuto al Saggio, perché gli indica come può riuscire ad attingere ‘la dolce Morte’ e a prevenire vecchiaia e malattie.
E’ chiaro che l’invecchiamento di per sé è una malattia, forse la più terribile di tutte perché fiacca il corpo ed indebolisce la mente. Quando si è molto avanti negli anni è molto difficile riuscire a beffare la Morte, perché siamo entrati in una spirale senza fine. Le Chiese, in nome della morale e della fede, si ostinano quasi a santificare la lunga malattia e il protrarsi innaturale della vita, in nome del martirio per potere poi attingere la vita eterna. La ‘dolce Morte’ al contrario scaturisce dalla capacità di attingere la quintessenza dell’equilibrio. Ogni tipo di separazione violenta dal proprio corpo, come il suicidio, o anche l’eutanasia procurata da altri o con mezzi artificiali, costituiscono una palese dimostrazione che quella persona non è riuscita ad attingere il massimo livello di sviluppo morale ed intellettuale, bensì sono il segno tangibile della sua fragilità ed impotenza.
La Morte del Saggio è il distacco naturalmente voluto dal proprio corpo durante il sonno, o il distacco naturalmente voluto durante la veglia.
Questo distacco naturale è riconducibile all’equivalenza cabalistica 5 + 8, perché in quel momento l’equilibro interiore ha raggiunto il suo apice e non c’è alcun motivo per rimanere legati al Corpo e la Quintessenza può liberarsi spontaneamente.
6 + 7 = 13
La Morte vede prevalere la stasi sul movimento, l’impotenza sull’azione, l’indecisione sulla risolutezza, perché la stessa natura ambigua dell’Innamorato, egualmente attratto dal fascino delle due donne che lo lusingano ed incapace di scegliere, mina alla radice l’armonia originaria che è fondata sull’assenza dei dualismi.
L’iconografia tradizionale che rappresenta la Morte sottolinea con il gusto medioevale per l’orrido gli effetti devastanti della Morte sul corpo.
Il classico scheletro che campeggia è frutto di una rappresentazione cara anche ai predicatori e ai moralisti il cui obiettivo principale è quello di sottolineare la precarietà dell’esistenza umana e la dipendenza dalla volontà suprema di Dio a cui tutti gli uomini devono sottostare.
L’ obiettivo primario ed originario della comunità dei Catari che hanno ideato questi Tarocchi è quello di mostrare una trasformazione del tutto naturale che ha per oggetto il Corpo.
A partire dal Numero 10, la Ruota del Divenire, i Tarocchi cominciano ad illustrare dei processi estremamente dinamici, dei percorsi, che sono descritti non da un singolo numero, bensì da due numeri, che vengono accostati insieme.
Il Numero 11 e il Numero 12 illustravano rispettivamente i risultati che possono essere ottenuti dalla Forza morale ed intellettiva, quando questa è ben indirizzata. Il Numero 13 rappresenta l’esaurirsi delle energie originarie individuali.
Vedremo più avanti che il Numero 14 costituisce il superamento della Morte corporea in una specie di proiezione che riporta il Denso verso il Sottile.
L’Arcano mostra la falce che taglia la testa. Evidenzia in maniera drammatica un fenomeno naturale, che diventa violento in seguito alla rottura dell’equilibrio originario.
Gli Arcani Numero 3 e Numero 13, rispettivamente dedicati al corpo, al suo fiorire e appassire, riconoscono nel Corpo un valore unico per la sua capacità di essere la somma degli apporti di molteplici enti e fattori.
Va ribadito poi che – nello Stato di Natura - il corpo si consegnava spontaneamente alla Morte prima che sopravvenisse un invecchiamento innaturale. L’individuo lasciava il corpo in maniera consapevole, perché si era evoluto mentalmente e sapeva che doveva lasciare un involucro comunque corruttibile nel corso di lunghi tempi. Per cui la Morte era un passaggio, un momento di transizione.
Presso alcune tribù africane i vecchi vanno a morire nella foresta cantando; quando sentono che è venuto il momento estremo, si lasciano morire e procedono ad una specie di eutanasia volontaria. Allo stato di natura l’uomo non invecchia, non si ammala, muore naturalmente e la specie si mantiene forte. Fuori dallo stato di natura la malattia prevale sulla salute e la specie si indebolisce.
L’Arcano Numero 13 indica anche l’esaurirsi di un progetto, la fine di un legame affettivo molto stretto, il repentino interrompersi di una vita di una persona molto prossima al consultante. Si tratta sempre di una vicenda che tocca molto da vicino,direttamente o indirettamente, l’interessato.
Se il sesto Arcano del primo ciclo, l’Innamorato, personifica un immobilismo attivo e costruttivo, la stasi – in un certo senso dinamica - di fronte a due strade seducenti e percorribili; il sesto Arcano del secondo ciclo presenta il fenomeno naturale della Morte anche nella sua cieca violenza, nella sua aggressività sociale e pubblica. Se nell’Innamorato c’è ancora un equilibrio di fronte ai contrari, con la Morte tale equilibrio viene meno e la sua rottura segna la fine della vita.
Pubblicizza la tua Attività su questo sito Compila il MODULO online
© 2016 - E’ severamente vietato copiare e/o riprodurre il testo presente in questa pagina anche in minima parte in quanto coperto da copyright.
Saranno intraprese azioni legali verso ogni illecito.